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Andrea Aldrighetti sommelier consulenza esperto vino vini e grappa grappe

SETTEMBRE 2018
Teroldego Rotaliano 2009: se il limite fosse la confezione?

Quasi per scaramanzia a ridosso della vendemmia, nei primi giorni di settembre nel borgo di Mezzocorona si festeggia il Teroldego Rotaliano, “il Principe dei Vini trentini”.

Un sovrano che negli ultimi anni pare abbia abdicato, almeno dal punto di vista comunicativo e promozionale, a favore delle bollicine metodo classico targate Trentodoc maggiormente sponsorizzate dalle istituzioni camerali e politiche della provincia trentina.

Proprio nei comuni di Mezzocorona, Mezzolombardo e San Michele all'Adige (nella frazione di Grumo) il teroldego, varietà rossa generosa di carattere e personalità, ha trovato il suo terroir d'elezione.

Settembre Rotaliano è in realtà una festa paesana che ospita con orgoglio la mostra “Alla scoperta del Teroldego”, giunta alla 28esima edizione.

Mentre i produttori espongono i loro vini nel suggestivo ma defilato Palazzo Martini (“la prestigiosa location”) con self tasting, soffusa musica jazz suonata dal vivo e competenti sommelier a disposizione dei più curiosi, nella piazza principale della borgata la gente si lascia piacevolmente distrarre dal semplice stare assieme, dal vociare confuso, dallo scorrere di vino e birra, dall'odore pungente di carni grigliate, fritto e sudore che arriva dagli affollati stand enogastronomici gestiti dalle varie associazioni del paese.

Il Teroldego non si scompone di fronte a questa dicotomia. È comunque lui il protagonista, al vernissage come alla sagra, capace di essere contemporaneamente nobile e popolano, bevuto dai cultori del liquido odoroso e da chi lo considera semplicemente per il suo essere bevanda corroborante.

Per gli appassionati sono diversi gli appuntamenti di approfondimento proposti durante i giorni della manifestazione guidati da sommelier, produttori e giornalisti di settore.

In questa edizione un'occasione imperdibile è stata la degustazione dedicata all'annata 2009 organizzata da TeRoldeGO Evolution, il gruppo di giovani viticoltori rotaliani rappresentanti le aziende De Vescovi Ulzbach, De Vigili, Marco Donati, Dorigati, Endrizzi, Foradori, Gaierhof, Martinelli e Zeni.

L'annata 2009 è stata riconosciuta come una delle annate più favorevoli alla varietà delle ultime tre decadi. Calda, priva di imprevisti meteorologici, perfetta per sanità e maturità delle uve, a detta di alcuni produttori era un'annata in cui era impossibile sbagliare il vino.

La qualità delle uve ha sicuramente spinto gli enologi a favorire interpretazioni più muscolari ed estrattive per produrre le selezioni più ambiziose.
Non tutti i vini proposti in degustazione appartenevano al millesimo in questione. I primi tre vini erano figli di annate più recenti: l'ottima 2016 (forse una vendemmia superiore anche al 2009), la buona 2013 (piovosa in primavera, siccitosa in estate e bagnata durante la vendemmia), l'equilibrata ma calda 2011.

Piana Rotaliana

Per comprendere meglio il Teroldego Rotaliano è necessario inquadrare la sua peculiare zona di produzione.
La piana Rotaliana si estende per poco meno di 500 ettari vitati. Geograficamente è una sbavatura della sinuosità della valle dell'Adige, un fazzoletto triangolare di terra pianeggiante incuneato tra i contrafforti dolomitici del monte di Mezzocorona a nord e del monte Fausiòr a ovest, fino al restringimento della Rocchetta dove le pareti rocciose dei due monti si avvicinano fin quasi a toccarsi prima di entrare in val di Non.

È il Noce, fiume o torrente che dir si voglia, l'artefice della piana Rotaliana.
Dal termine dell'ultima glaciazione, suppergiù diecimila anni fa, riversa nel campo rotaliano prima di immettersi nel corso dell'Adige il materiale delle diverse litologie che incontra lungo il suo relativamente breve corso: le tonaliti della Presanella, i calcari e le dolomie del gruppo di Brenta, gli scisti e gneiss del Tonale e dell'Ortles-Cevedale.
Il carattere selvaggio del torrente fu domato a metà dell'Ottocento quando con importanti lavori idraulici il corso d'acqua fu deviato per portarlo nel letto attuale, permettendo la bonifica di molti terreni e lo sviluppo dell'attuale paesaggio agricolo.

La piana è un conoide di deiezione, praticamente piatto, difficilmente identificabile come tale a prima vista. Nel corso dei secoli le esondazioni del Noce hanno caratterizzato la pedologia del campo rotaliano, diversificando e variando al suo interno la stratigrafia e la granulometria dei depositi.

Qui sta l'eccezionalità del luogo: un fondovalle relativamente poco fertile dove lo strato coltivabile è profondo da 30 a 100 cm, adagiato su un substrato ghiaioso e sabbioso altamente drenante. A queste condizioni particolari si è ben adattato il teroldego. Pur non essendo la regola, i vini con più ambizione nascono nei vigneti dove lo strato fertile è ridotto in spessore, costringendo la vigna a cercare il nutrimento in profondità.

I vini

De Vigili Teroldego Rotaliano Ottavio 2016

Ancora non in commercio, Ottavio è il nome della selezione di questa giovane azienda di Mezzolombardo guidata dall'intraprendente e motivato Francesco De Vigili.
Curato nell'estrazione, dal colore luminoso e trasparente, il vino ha le durezze di un teroldego giovane e ambizioso, con acidità puntuta, calore e struttura tannica articolata. Il finale si distende su un frutto scuro croccante con un tocco vegetale e di cioccolato bianco.

Martinelli Teroldego Rotaliano Maso Chini 2013

Una delle aziende agricole con più storia della piana Rotaliana dopo varie vicissitudini familiari e una pausa quasi trentennale ha ripreso la produzione vinicola proprio in quest'annata.
Il vino nasce dalle uve delle vecchie pergole di Maso Chini, sotto la rupe dove sono incastonate le mura del castello di San Gottardo a Mezzocorona.
Colore trasparente ma profondo, l'olfatto è inizialmente costretto, irretito dall'affinamento in botti nuove ma mostra subito personalità per smarcarsi. I profumi sono stratificati tra spezie e sottobosco, un frutto acidulo e selvatico che ricorda la corniola, sangue, polvere di caffè. Dritto e composto al palato, il finale è tostato e asciutto, saporito. Da seguirne l'evoluzione.

Gaierhof Teroldego Rotaliano Superiore 2011

Nell'avvicinarsi ai vini più attesi è stato il vino che ha mostrato meno slancio vuoi per una certa sobrietà nell'interpretare il vitigno e l'annata. Scuro, quasi ammiccante per i profumi maturi, dolci che si muovono tra un bouquet di spezie e frutti polposi. Coerente al palato, quasi docile nello sviluppo gustativo, chiude un filo asciutto e amarognolo. Corretto.

Donati Sangue di Drago 2009

Dal colore impenetrabile, maturo con ancora lampi violacei al bordo, il Sangue di Drago ha una proverbiale eloquenza nel mostrare il suo stile fatto di sofficità, fusione tra frutto dolce e note di spezie e fiori, cacao, un tocco etereo e finale vanigliato. La struttura è polposa, docile, lineare. Il sorso sorprende per la leggerezza e spontaneità. Riuscito e malizioso.

De Vescovi Ulzbach Vigilius 2009

Un Vigilius in versione più che mai “big & bold”: già dal colore scuro, profondo e concentrato fa presagire una muscolarità esibita che sembra aver preso il sopravvento sul dettaglio e sulla precisione che distinguono i vini di Giulio De Vescovi.
All'olfatto è molto maturo, caldo, con toni di cioccolato, radici, un fruttato surmaturo e slabbrato contrastato da un palato vibrante, sorprendente per l'acidità integra, grintoso ma ordinato.
Riuscito a metà.

Dorigati Teroldego Rotaliano Riserva Diedri 2009

Le uve del Diedri provengono da un singolo vigneto nella zona Bagolari, a sud di Mezzocorona.
Inizialmente velato, l'olfatto si apre con sbuffi balsamici, di liquirizia, carrube e rimandi vegetali e terrosi, sfumature minerali (pietra, torba, salmastro) e una lieve nota dolce e affumicata di speck. L'ingresso al palato è inizialmente plastico, come imbrigliato dalla confezione. Cresce (e molto) di spontaneità e dinamismo con l'ossigeno, mettendo in mostra maggiore dettaglio e distensione alla beva.

Foradori Granato 2009

Per molti è (giustamente) l'etichetta simbolo della denominazione e della varietà.
Nasce dalla selezione delle uve di tre vigneti di Mezzolombardo. A detta di Emilio Zierock, figlio di Elisabetta Foradori, nel 2009 si percepisce la consapevolezza del percorso di conversione biodinamica in vigna, avviato nei primi anni Duemila. Da quest'annata inoltre l'affinamento del Granato avviene in botte grande, abbandonando l'approccio “bordolese” che lo aveva caratterizzato dalla nascita.
Apre su note di nocciole, terra e sottobosco, con un frutto dolce a fare capolino. Prendendo aria l'olfatto sorprende per la mobilità. Evolve tra un carattere mediterraneo di pasta d'olive, salamoia e erbe aromatiche, un carattere selvatico rodaneggiante di carne e sangue e una struttura vitale, fatta di calore e freschezza, con acidità nitida, un tannino aggrappante e avvolgente al palato, priva di pesantezze.

Zeni Teroldego Rotaliano Pini 2009

Selezione di punta dell'azienda, le uve provengono dalle pergole delle Albere, una delle zone prossime al fiume Adige, nella frazione di Grumo di San Michele.
A partire dal 2003 una parte dell'uva destinata a questo vino è posta in cassettine e destinata ad un breve appassimento. Nell'annata in assaggio la percentuale di appassimento era di circa il 15%.
Il vino si offre concentrato e impenetrabile nel colore, con profumi eterei, dolci dove persiste un fruttato caramellato, docile e zuccherino, un tocco floreale (violetta) e fondo di polvere di cacao dolce. L'assetto gustativo è incentrato su una flessuosa morbidezza, carente di spigoli e ruvidezze che avrebbero dato maggiore contrasto, slancio e energia alla beva.

Endrizzi Teroldego Gran Masetto 2009

In pochi uscite (prima annata il 2003) il Gran Masetto è riuscito a crearsi un ampio pubblico di appassionati come di detrattori.
Chi apprezza il ridondante frutto stramaturo e la carezzevole morbidezza e chi lo disdegna per le stesse caratteristiche giudicate poco rappresentative del “vero” Teroldego, se mai esistesse un archetipo riconosciuto.
L'appassimento delle uve, un'estrazione generosa e una declinazione internazionale del rovere ne fanno un vino abbastanza monolitico e ingombrante in gioventù.
In parte sorprende l'espressività del 2009 per i profumi di confettura di marasca, china, canditi e spezie da vin brulè. Il gusto è esotico, con un peso estrattivo amplificato da un non troppo celato residuo zuccherino, equilibrato da una generosa dote di calore e modulata freschezza.

Considerazioni sulla degustazione

Cercare di esaltare la grande maturità di frutto dell'annata particolarmente felice ha portato alcuni produttori a eccedere nella confezione calcando la mano su estrazione e rovere. Una scelta che mette in risalto il limite (attuale?) del teroldego che non gradisce né digerisce l'eccesso di legno.
Se in gioventù l'esuberanza fruttata sostiene le generose note tostate e speziate date dall'affinamento in legno, con l'evoluzione la fragranza aromatica tende a incupirsi mostrando più la qualità delle botti e la firma aziendale che una nitida espressione di territorio.
La sfida dichiarata dalle aziende del gruppo TeRoldeGO Evolution è quella di ripartire dal vigneto: la mappatura qualitativa dei cru, l'analisi del substrato, la forma d'allevamento, la resa per ceppo, l'età e l'equilibrio agronomico della vigna sono gli elementi chiavi per costruire e modellare Teroldego di talento, capaci di esaltare anche in maturità il tratto sanguigno, grintoso, minerale e roccioso della varietà.
Non si tratta di un progetto immediato ma di una strada che richiederà perseveranza e che gli appassionati al vino rotaliano saranno lieti di supportare.

Teroldego Rotaliano 2009

 

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