20 Febbraio 2013
Il Pinot Nero Dalzocchio. Direttamente dal mio matrimonio."Che vini hanno servito il giorno del tuo matrimonio?"
Non so se tutti siano in grado di rispondere.
Qualcuno perché ha esagerato, ha rimosso il ricordo.
Qualcuno preferisce non ricordare (il giorno del matrimonio e tutte le sue conseguenze).
Qualcuno proprio non ci ha fatto caso: era vero amore!
Io riesco a elencare le bottiglie di quel fatidico giorno* come un tifoso la formazione dell'Italia ai mondiali di calcio del 1982.
"Spumante Extra Brut di Pojer e Sandri, Gewurztraminer e Pinot bianco entrambi 2005 di Terlano, Sauvignon Castel Ringberg 2004 Walch, Marzemino d'Isera 2004 Vivallis, Collio Merlot Tajut 2003 Conti Formentini. Dal basso Medoc, Chateau Greysac 1998. Due le birre presenti, Iris 2002 di Cantillon e Gouden Carolus Cuvee Van de Keizer 2003, ancora con l'etichetta e non nella moderna (e bruttina) bottiglia serigrafata. La torta era abbinata al Moscato d'Asti di Milena e Aldo Vajra. Per il tavolo degli sposi, Pinot Nero Riserva 2003 Dalzocchio."
Solo di quest'ultimo conservo ancora un po' di bottiglie: cercando di sistemare nel magazzino i cartoni degli ultimi acquisti, ho trovato alcune superstiti nascoste in una cassa di legno di un altro produttore.
Sono un fan della prima ora del Pinot Nero di Elisabetta Dalzocchio, ben prima che il vino e la sua introversa e simpatica produttrice fossero scoperti dai talent scout vin-naturisti e portati alla ribalta del web. Manco dirlo, Elisabetta è un'attiva vignaiola dolomitica che da oltre venti anni crede e pratica un'agricoltura senza troppi artifizi chimici nella vigna del pinot nero, che poi è il giardino della villa di famiglia, sulla collina sopra Rovereto.
Oggi il 2003 è capace di sorprendere.
Il colore è granato, limpido, tende al mattone. Nel calice ha un movimento flessuoso, composto, scoprendo archetti fitti e lenti. Al naso la percezione è di calore e maturità. Il frutto, la netta fragolina di bosco che si sente spesso nei giovani Dalzocchio, ha lasciato posto a sentori più autunnali, decadenti, sbuffi balsamici, the di menta, erbe e radici, sfumature di terra e cacao. Tocchi di lieve volatile rinfrescano e richiamano le note odorose della frutta. In bocca è asciutto: il tannino rugoso, non completamente risolto, crea una sensazione di astringenza che è in parte bilanciata da una discreta succosità e freschezza. E' caratterizzato da un portamento rigido, serio che non compromette la beva piacevole e spontanea.
Cantina Dalzocchio
Via Vallunga Seconda, 50
38086 Rovereto
Tel +39 0464 668 933
www.dalzocchio.it
*Ricordo con ancora più soddisfazione le bottiglie (e ne conservo i vuoti!) stappate per la nascita dei miei figli: La Grange Neuve de Figeac 1996 per la fatina, il Cannubi-San Lorenzo 2000 di Rinaldi per l'orsetto. Le bevute solitarie più piacevoli della mia vita...