19 Febbraio 2012
Foradori Vigneto Sgarzon Teroldego Rotaliano 1994Mi manca l'esperienza, lo ammetto.
Bere un teroldego che si avvicina ormai alla maggiore età, per tanti appassionati, non è un evento quotidiano.
Puoi partire con la sicurezza di assaggiare un vino dell'azienda simbolo della denominazione. Il vino ottenuto dal vigneto considerato più rappresentativo dell'azienda. Un etichetta che ha rappresentato una chiave di volta per il Teroldego Rotaliano "moderno", di qualità, non banalizzato.
"Eh, già! però..."
Però diciassette-anni-quasi-diciotto sembrano tanti per un vino rotaliano.
Così prendo la bottiglia, che era sdraiata, in basso, in cantina, ancora nell'imballo di polistirolo di chi me l'aveva spedita con il corriere qualche anno fa. Riposava vicino a un paio di bottiglie di Granato di tre anni più vecchie.
La capsula era già stata tagliata e sollevata dal tappo qualche mese fa, per controllarne lo stato: solo un po' sporco tra il vetro e il tappo, un velo di muffetta grigia, niente di preoccupante.
Il cavatappi affonda bene, il sughero è "sodo", compatto, non sfrigola. Non vuol dire niente, ma fa ben sperare che il vino sia immune da puzze del tappo che, mostrandosi, è colorato dal vino per un paio di centimetri sul fianco. Al naso il sughero è pulito.
Guardo il vino nel bicchiere, come si muove, ne valuto il colore.
Il cervello vorrebbe dire che quel diciassettenne è "rubino con riflesso granato", l'occhio invece lo vede solo rubino attraente, fitto, impenetrabile, ancora giovane.
Naso intenso, scuro, inizialmente velato e selvatico ma già fresco.
I profumi si aprono tra sensazioni iodate e affumicate e note di frutta acerba che si rincorrono.
Da un lato torba, terra umida, rovere, tabacco, cioccolato, un elegante vegetale di radici profumate (genziana), pomodoro disidratato e poi ancora cenere, ruggine, spezie e caffè con dolcezze di toffee.
Dall'altro la frutta scura, fragrante e matura: corniole, mirtilli, amarene, piccoli frutti.
Il vino in bocca è morbido, setoso, il tannino è fine, appena asciugante. Il sapore è nuovamente un equilibrio teso tra la succosità del frutto e la sapidità, la parte minerale. Il sorso è agile, leggero, rinfrescante. Stupisce per l'integrità e la freschezza dell'olfatto e del gusto, spontaneo, senza esibizione.
Mezza bottiglia se n'è già andata.
E' questo il Teroldego?
Elisabetta Foradori
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